Paolo Giorgini
Il vino occupa un ruolo centrale nella civiltà umana, bevanda e alimento al tempo stesso, che grazie alla fermentazione garantisce una sicurezza dalle sostanze tossiche che l’acqua in epoca antica non poteva garantire.
Per questo lo sviluppo della viticoltura si è esteso a tutta l’area mediterranea, in tutte quelle regioni in cui il clima consentiva la crescita della pianta. Così anche nel Parmense le prime tracce di coltivazione della vite risalgono al I secolo a.C. quando un importante cambiamento climatico rese più miti le colline dell’Appennino che divennero – secondo la citazione dei fratelli Seserna – quasi un pergolato continuo di viti.
Spesso associata a significati simbolici nei riti religiosi, la vite diviene strumento politico nella conquista dei nuovi territori dell’impero romano: una volta deposte le armi, le legioni romane piantavano e coltivavano viti che avrebbero dato frutto solo dopo diversi anni. Come a dire che gli invasori non avevano alcuna intenzione di andarsene.
Questa azione di diffusione dei vitigni italici in ambito europeo ha portato, nel corso del tempo ad una diversificazione di varietà e ad un processo di “ritorno” non sempre facilmente documentabile.
Grazie al lavoro puntuale e prezioso di Paolo Giorgini, i documenti storici del Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla* sono stati analizzati per estrarne le citazioni dei vitigni presenti sul territorio.
Ne emerge una mappatura di straordinario valore storico, che riunisce, per la prima volta, 200 schede di vitigni sicuramente documentati.
A ribadire, se ve ne fosse bisogno, l’importanza fondamentale che ha avuto la vite e il vino nello sviluppo della gastronomia di Parma.
*Per Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla si intende il territorio ad essi relativo, pur esistendo una discontinuità politico amministrativa dei Ducati nel periodo considerato, con Napoleone, e successivamente Guastalla e Stati annessi. Le stesse varietà, se presenti, sono rilevate negli Stati circostanti, in particolare, nello Stato Estense.
Avvertenze
* il titolo di ogni singola scheda è dato dal nome (o dai nomi se coevi) più antico della varietà di uva considerata a partire dal 1771; quelli diversi utilizzati successivamente non rientrano nel titolo anche se sono attualmente in uso e indicati in scheda.
* il sottotitolo della ricerca è, ovviamente una finzione storica non essendovi stata continuità dei Ducati nel corso del periodo considerato; l’asterisco vicino a Guastalla dovrebbe richiamare questo fatto.
* le schede non entrano nel merito di quanto è riportato dai singoli autori nei loro testi. L’Autore ha espresso assai raramente opinioni personali, in quanto queste non hanno alcun valore storico.
* per la compilazione sono stati utilizzati quasi esclusivamente testi editi fino al 1859, ed a parte alcune ristampe recenti di opere storiche, le ampelografie utilizzate non vanno oltre al 1915: Rovasenda (anche in versione francese), Viala, Molon, e l’imprescindibile Casali, relativo ai nomi dialettali delle piante reggiane, risalente al 1915. Infine, come spesso sottolineato nelle schede, è stato utilizzato il Lunario del 1872 per le varietà ducali e il catalogo Agazzotti del 1867 per quelle modenesi, entrambi posteriori al 1859.
* sono state utilizzate, per quanto noto, in maniera sistematica tutte le fonti per i territori ducali ed estensi, mentre per gli altri territori e per i periodi antecedenti il 1771 le ricerche sono limitate a singoli casi.
* si è scelto di non utilizzare quale nome principale della scheda i nomi parmigiani di ogni varietà, perché ogni località aveva il suo lemma, più o meno simile al parmigiano, ma con un numero elevatissimo di varianti, peraltro indicate quando noto.
Schede storiche dei vitigni parmensi
Nomi delle varietà di uva presenti nel Ducato di Parma, Piacenza (e Guastalla) dal 1771 alla metà dell’Ottocento, con riferimenti ai territori confinanti con il Ducato, in particolare i territori estensi.
Elenco in ordine alfabetico delle varietà di uva presenti nel Ducato; per ogni varietà si utilizza il nome più antico, la data a cui si riferisce il termine è riportata tra parentesi; alcune date sono di pochi anni posteriori alla fine del Ducato di Parma, Piacenza (e Guastalla); infine, quando è presente, si riporta il colore dell’uva, così come specificato nelle opere consultate. La data 1790 è stata usata convenzionalmente per indicare il Trattato delle viti, manoscritto 138 databile tra XVIII e XIX sec. in Archivio di Stato, Parma.
Chasselas de Bordeau; 1828; bianca
Chasselas doré de Fontainbleau; 1838; bianca
Corinto senza semi; 1814; bianca
Fortana di San Secondo; 1771; rossa
Fruttana d’altra specie; 1771; rossa
Fruttano di San Secondo; 1793; rossa
Greco dal grappolo serrato; 1771; bianca
Greco dal grappolo spargolo; 1788; bianca
Grosse perle bianche; 1838; bianca
Hermitage bianco; 1838; bianca
Lambrusca bianca; 1771; bianca
Lambrusca rosso scura; 1790; nera
Malvasia dal grappolo spargolo; 1788; bianca
Morillon penachée; 1838; bianca
Moscatello bianco piccolo; 1808; bianca
Moscatello di Spagna; 1790; bianca
Nebiolo fino d’Asti; 1838; nera
Pignolo grappolato; 1788; nera
Pignolo rosso scuro; 1790; nera
Posticia rossa scura; 1790; nera
Tocai bianco con foglie frastagliate; 1841; bianca
Tokay d’Ungheria; 1838; bianca
Trebiano di Modena; 1790; bianca
Trebbiano femmina; 1788; bianca
Trebbiano maschio; 1788; bianca
Trebianello chiaro di grani; 1790; bianca
Trebiano nostrano; 1790; bianca
Uva d’promission; 1859; bianca
Uva da un acino solo; 1808; bianca
Tabella delle fonti utilizzate per ogni scheda