Galletta rossa

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L’uva galletta, senza alcuna indicazione del colore, era presente nel manoscritto Trattato di agricoltura[1] risalente alla fine del XVIII e inizio XIX secolo.

La galetta rossa era rilevabile presso lo stabilimento orticolo di Piacenza di Pietro Maserati, nel 1838[2].

La galetta rossa, come la bianca, figurava nel catalogo del vivaio del sig. Musiari del Ponte d’Enza del 1841, fra le uve scelte da tavola[3].

Malaspina[4] citava il termine dialettale pizzòn’na traducendola con uva galletta, senza indicazione del colore degli acini, ma specificando; “Uva che ha gli acini oblunghi e grossi somiglianti ad un granello di gallo“[5]. Savani[6], nel 1841, a proposito delle varietà di uva da vino diffuse nel modenese, menzionava la galletta nera gentile[7].

La rivista “Il Felsineo”[8], nel 1845, riportava, senza indicazione del colore degli acini, il termine dialettale bolognese e latino dell’uva galletta: galètta; vitis pergulana pyriformus.

Già nel 1812 Filippo Re[9] riportava fra le viti d’uva nera coltivate nel bolognese, l’uva galletta: v. pergulana pruniform[10].

Rovasenda[11] riportava la galletta nera (Lombardia) (Soderini) la rosea e la rossa (Toscana), la gallettona (bianca), descritta da Agazzotti; Viala[12] riportava Cornichon rose, quale sinonimo di galletta rossa[13] ed inoltre specificava: “Cornichon rose: variétè intermédiaire (et fixèe) par la coloration du fruit au Cornichon violet et au Cornichon blanc“[14].

Mentre per il Cornichon noir (Cornichon violet) sul volume IV dell’Ampelographie di Viala[15], oltre ad una bella riproduzione del grappolo e della foglia del Cornichon violet, è presente una descrizione della stessa varietà, a cura di A. Tacussel e E. Zacharevicz[16], nella quale si indicano i sinonimi: Corniola nera, Pizzutello nero, Cornichon noir, Galeta nera[17].

Note

  1.  Archivio di Stato di Parma, Raccolta Manoscritti, ms.138; Il manoscritto è riportato anche in: Spaggiari Pier Luigi, Insegnamenti di agricoltura parmigiana del XVIII secolo, Parma, Artegrafica Silva, 1964; Medioli Masotti Paola, Lessico di un trattato parmigiano di agricoltura (fine XVIII inizio XIX sec.) in: “Archivio Storico per le province parmensi”, quarta serie, volume XXXI, 1979, Deputazione di Storia Patria per le province parmensi, Parma, 1980; Giorgini Paolo, Le varietà di uva presenti bei Ducati di Parma Piacenza e Guastalla dal 1771 al 1859, ricerca inedita, 2021, p. n. i. f. 437.
  2.  Stabilimento Orticola di Pietro Maserati a Piacenza, Supplimento, Piacenza, Antonio Del Majno, 1838.
  3.  “Il Facchino”, 27 febbraio 1841, a. III, n. 9, Parma, Tipografia Rossetti.
  4.  Malaspina Carlo, Vocabolario Parmigiano – Italiano, vol. IV, Parma, Tipografia Carmignani, 1859.
  5.  Id. p. 356.
  6.  Savani Luigi, Istruzione pratica per la coltivazione della vite, in: Memorie varie risguardanti la migliore agricoltura, Modena, Tip. Vincenzi e Rossi, 1841, pp. 63-114.
  7.  Id. p. 70.
  8.  “Il Felsineo”, 04/03/1845, a. 5, n. 40.
  9.  Rapporto a sua eccellenza il sig. Ministro dell’interno sullo stato dell’Orto Agrario della R. Università di Bologna, Milano, Giovanni Silvestri, 1812.
  10.  Id. p. 48.
  11.  Rovasenda Giuseppe, Saggio di ampelografia universale, Torino, Tipografia Subalpina di Stefano Marino, 1877, p. 71.
  12.  Viala P., Vermorel V., Ampelographie, vol. VII, Paris, Masson e C., 1909.
  13.  Id. p. 131.
  14.  Id. p. 96.
  15.  Viala P., Vermorel V., Ampelographie, tome IV, Paris, Masson e C., 1903.
  16.  Id. pp. 320-322.
  17.  Id. p. 320.