Verdea

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Per alcuni Fiaschi di Verdea donatigli dal Sig. Jacopo Corsi[1].

Questa mia lingua, e queste labbra appena

Del tuo caro liquor, Corsi, bagnai,

Che posti in fuga, e dato bando a’ guai,

La scura fronte mi tornò serena.

Corsemi un caldo poi di vena in vena,

Qual ne’ freschi anni in gioventù provai,

Tal che membrando d’un bel guardo i rai,

Fui quasi pronto all’amorosa pena.

E se di Pindo a i gioghi affretto il corso,

Viepiù, che nel Permesso, alma verdea,

Io mi rinfranco d’un tuo nobil sorso;

Gli spirita avviva, il cor stanco ricrea,

A languidi pensier porgi soccorso,

Che io non dispero al fin fronde Febea.

Nella rilevazione del 1771[2] l’uva bianca verdea fu censita in un unico dipartimento sui ventiquattro nei quali fu diviso il Ducato: “Nel Distretto di mio figlio che contiene Giarola, Colechio, Vicofertile, Vigolante, Limignano, Vighefio con piccola parte di Antognano, di Gaione al di qua del Baganza (…) (14)“[3], fra le uve bianche fu rilevata l’uva verdea “che matura tardi ed è scarsa assai”[4].

Bramieri[5] così descrisse nel 1788 l’uva verdea: “Verdea. Uva di grappolo spargolo, acino oblungo, e resistente di buccia, col graspo a solatìo un po’ rosseggiante. Sembrami la stessissima colla milanese, perché anch’essa all’opaco inclina al verde, e dominata dal sole divien gialla. Il vitigno ne è rigoglioso anzi che no, ama le terre mediocri, e prova anche nelle tristi ed argillose. Il suo vino è veramente buono nelle terre magre ed apriche, ma deteriore nei luoghi pingui ed ombratili“[6]. Foresti[7] nel 1836, citava l’uga vèrdea, traducendola in italiano con uva verdolina[8].

Malaspina[9], nel 1859, menzionava l’uva verdòn’na, traducendola con verdea, verdolina[10].

Nei territori estensi, nel periodo considerato, non ho trovato riferimenti all’uva verdea, se non nel 1841, con Luigi Savani[11] il quale nell’elencare le varietà di uva bianca da vino, presenti nei territori modenesi, citava l’uva: “verdea di Napoli“[12].

Nel milanese, nel 1791, Lodovico Mitterpacher[13] descriveva la: “Verdese, forse quella che i Toscani chiamano Verdea, e nomata fra noi anche Schiava, fa uva di mediocre grossezza, di grani oblunghi, che matura all’ombra rimane verde, e ingiallisce esposta al sole. Ha la proprietà di recar i frutti a maturità anche dove sono meno soleggiati, d’esser feconda assai, di abbracciare anche le terre più grame, di far vino dolce insieme e generoso, specialmente se volta a meriggio“[14]. Cherubini[15], nel 1814 citava, oltre all’uga verdolina, “[L’] Uga verdesa o s’ciava. Verdea? Verdecchio? Verdecchia? Specie di vite o d’uva bianca della quale si fa un vino detto anch’esso verdea“[16]. Cherubini[17], nel 1843, fra le traduzioni italiane del termine dialettale uga verdesa o s’ciava, oltre ai tre termini sopra riportati, aggiunse anche quello di uva verdolina?; inoltre egli scrisse che la verdesa Ha gli acini oblunghi e di colore verdastro“[18].

Ottaviano Targioni Tozzetti[19], nel suo Dizionario Botanico, nel quale tradusse in latino linneano i nomi volgari o in vernacolo delle piante, inserì la verdea nella vasta categoria delle vitis viniferae varietates incertae[20].

Fabroni[21], nel 1819, nel descrivere le principali varietà di uva della Lombardia austriaca, citò la: “Verdese: Granelli bianchi, mediocremente grossi che maturano anche all’ombra e fanno buon vino dolce e generoso“[22].

Da notare che Fabroni, riferendosi alla varietà Schiava[23], rimandava alla Verdese.

Persio Sacconi[24], nel 1697, nel raccogliere le memorie lavorative da giardiniere, presso facoltose famiglie romane, del fratello Agostino, menzionava: “la Vite della Verdea venuta da Fiorenza“[25]. Gio. Cosimo Villifranchi[26], nel 1773, nell’Oenologia Toscana, così descriveva l’uva verdea: “61 Verdèa bianca, altrimenti Bergo bianco = Quest’uva matura che sia ò bellissima, trasparente, e abbondante, in grappoli ora stretti, ora spargoli,, e di granelli grossi, tondi, e di buccia gentile. Vuole il clima molto caldo, come il Tribbiano di Spagna. Fa il Vino dolce, di color bianco, che partecipa di verdognolo, poco spiritoso, ma odoroso, grato, gentile e stimabile a beversi solo, questa specie di Vino detta Verdèa si fa in più luoghi della Toscana, ma specialmente ad Arcetri, ed è lodata dal Redi nel suo Ditirambo e da Romolo Bertini nelle sue poesie (…)[27].

Andrea Alverà[28], nel 1829, in modo dubitativo, traduceva il termine dialettale vicentino dell’uva bianca Rabiosa, con: “forse la verdea bianca, o Bergo bianco dei Toscani“[29].

Rovasenda[30] nel 1877 citava l’uva bergo bianco[31], della Toscana, descritta da Acerbi come sinonimo di verdea bianca, come pure Trinci e Villifranchi.

In effetti nella prima edizione de L’agricoltore sperimentato di Cosimo Trinci[32], risalente al 1726, a proposito della verdea, l’autore scriveva: “L’Uva chiamata Verdea bianca, o come altri dicono, Bergo è di qualità bellissima, comincia a maturare circa alla metà del mese d’ Agosto; e giunta alla sua dovuta maturità, diventa d’un colore molto bello, lucido, chiaro e trasparente, ne fa molte di pigne grosse, tonde e di guscio gentile. Fa i capi grossi, coloriti di scuro chiaro, con gli occhi spessi, grossi e rilevati. Fa i pampani non molto grandi, grossi, vellutati e rabescati gentilmente. Vuole il clima caldo, e il suolo simile appunto al Trebbiano di Spagna. Fa il vino dolce, di colore bianco, che partecipa un poco di verdino, poco spiritoso, ma odoroso, grato, gentile, e stimabile a beversi solo, matura presto per le prime beve, e fa buonissima lega mescelata quella con altre uve proprie[33].

Viala[34] nel 1909, citava il Bergo bianco come sinonimo della Verdea[35]; quest’ultima era così descritta: “Raisin blanc de pressoir du Piémont, cultivé dans la province dì Alexandrie; grandes feuilles quinquelobées, duveteuses et reguluses infer. cylindrique, à baies, ellїpsoides, mûrissant tard; goût agréable“[36].

Viala descriveva inoltre, la Verdea de Roumanie, ad acini bianchi sferici, piccoli di un rosa biancastro, con grappolo cilindrico alato mediamente serrato, foglie quinquelobate, diffusa soprattutto in Moldavia.

Infine erano citate la Verdea matta bianca “Nom de cépage italien de Voghera”[37], la Verdea di Sinalunga, sinonimo di Vernaccia, la Verdea spargola e la Verdea zeppa: “Nom de cépages italiens du Trentin“[38].

Note

  1. Chiabrera Gabriello, Delle opere di Gabriello Chiabrera, tomo II, Venezia, Angiolo Geremia, 1757, p. 149. Gabriello Chiabrera (Savona 18.6.1552 – Savona 14.10.1638), importante letterato, poeta, drammaturgo italiano del XVII secolo; alle sue poesie bacchiche si ispireranno gli Arcadi settecenteschi, (si veda: Merola Nicola, Dizionario Biografico degli Italiani, volume 24, 1980).
  2. Archivio di Stato di Parma, Archivio del Ministro Du Tillot a 41-50 b. a 42.
  3. Bargelli Claudio, La Città dei Lumi, Parma, MUP, 2020, p.175 e 179; Bargelli Claudio, “Teatro d’Agricoltura” Le campagne parmensi nelle inchieste agrarie del secolo dei Lumi, in: “Rivista di Storia dell’Agricoltura” a. LJ, n.2, dicembre 2011 pp. 101-130.
  4. Archivio di Stato di Parma, Archivio del Ministro … cit.: Giorgini Paolo, Le varietà di uva presenti nei Ducati di Parma Piacenza e Guastalla dal 1771 al 1859, ricerca inedita, 2021, p. n. i.
  5. Atti della Società Patriotica di Milano, volume III, Milano, 1793.
  6. Id. pp.139-140.
  7. Foresti Lorenzo, Vocabolario Piacentino-Italiano, Piacenza, Fratelli Del Majno Tipogafi, 1836.
  8. Id. p. 401.
  9. Malaspina Carlo, Vocabolario Parmigiano – Italiano vol. IV, Parma, 1859, Tipografia Carmignani, 1859.
  10. Id. p. 357.
  11. Savani Luigi, Istruzione pratica per la coltivazione della vite, in: Memorie risguardanti la migliore agricoltura, Modena, Tip. Vincenzi e Rossi, 1841, pp. 53-114.
  12. Id. p. 70.
  13. Mitterpacher Lodovico, Elementi d’Agricoltura, tomo secondo, Milano, Giuseppe Galeazzi R. Stampatore, 1791.
  14. Id. p. 16.
  15. Cherubini Francesco, Vocabolario Milanese – Italiano, tomo II, p-z, Milano, Stamperia Reale, 1814.
  16. Id. p. 261.
  17. Cherubini Francesco, Vocabolario Milanese – Italiano, vol. IV, R-Z, Milano, Regia Stamperia, 1843.
  18. Id. p. 459.
  19. Targioni Tozzetti Ottaviano, Dizionario Botanico Italiano, Firenze, Guglielmo Piatti, 1809.
  20. Id,. p. 108.
  21. Fabroni Adamo, Dell’arte di fare il vino per la Lombardia austriaca e metodi pratici per fare i migliori vini toscani, Milano, Giovanni Silvestri, 1819.
  22. Id. p. 21.
  23. Id. p. 20.
  24. Sacconi Francesco Persio, Ristretto delle piante, Vienna, Andrea Heyinger, 1697.
  25. Id. p. 122.
  26. Villafranchi Gio. Cosimo, Oenologia Toscana, Firenze, Gaetano Cambiagi Stamp. Granducale, 1773.
  27. Id. p. 114-115
  28. Alverà Andrea, “Annali Universali di Agricoltura”, fasc. luglio 1829, Milano, Paolo Lampato, in: Lanzani Estore, Saggio di una pantografia vicentina, Venezia, per Giuseppe Giuliani, 1834..
  29. Id. p. 61.
  30. Rovasenda Giuseppe, Saggio di una ampelografia universale, Torino, Tipografia Subalpina di Stefano Marino, 1877.
  31. Id. p. 32.
  32. Trinci Cosimo, L’agricoltore sperimentato, tomo I, Venezia, Giovanni Gatti, 1783.
  33. Id. p. 72.
  34. Viala P. Vermorel V., Ampélographie, tome VII, Paris, Masson et C., 1909.
  35. Id. p. 44.
  36. Id. p. 337.
  37. Id.
  38. Id.