Piacentina

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Nel censimento dell’agricoltura fatto eseguire da Du Tillot nel 177[1], l’uva bianca denominata: “piasentina, fa il grano grossissimo rotondo e il graspo serrato“[2], compariva nel distretto: “Zona non specificata tra l’Enza il Termina e la Parma (1)”[3] e la “piacentina, grano rotondo e grappo serrato ed è più tosto abbondante“[4], nella zona comprendente i paesi di: “Collecchio, Sala Baganza, Vicofertile, Vigolante, Madregolo, Gaione, Talignano (14)”[5].

Un’altra testimonianza, riguardante i caratteri morfologici della uva piacentina, risale al XVIII secolo, da parte del carpigiano Piergiovanni Paltrinieri, pubblicata un centinaio di anni dopo da Luigi Maini su: L’Indicatore Modenese[6];Piacentina. Ha le foglie simili alla Mattazzola, come pure le grane ed il grappolo, ma sono più piccole; la scorza è tenera e gialla e fa buon vino bianco”[7].

Purtroppo non conoscendo le caratteristiche dell’uva Mattazzola, possiamo aggiungere solo un ulteriore vago elemento di identificazione: la varietà d’uva Sabina: “È negretta, ha le grane simili alla Piacentina ma nel grappo sono più rare”[8].

Nel 1843, nel Polesine, fra i vari comuni che componevano il distretto di Rovigo, in alcuni di questi (Salvaterra, Canda, Crocetta e Villabona) erano presenti varietà d’uva dalle quali si ottenevano squisiti vini, quali la corbina, la piacentina la mattarella e la friulana[9].

Anche se successive al 1859, termine finale della presente ricerca, aggiungiamo due testimonianze, della presenza dell’uva piacentina nel veronese e nel vogherese.

Nel 1860, in un rapporto sulla in solfatazione dei vitigni, per combattere l’oidio, eseguito in alcuni poderi della provincia veronese, si citò, fra le varietà di uve trattate, l’uva piacentina[10].

Nella relazione riguardante alcuni eminenti prodotti della provincia di Pavia, riguardante la Esposizione di Vienna del 1873[11], fu ricordata, fra le diverse varietà di uva presenti nel vogherese, l’uva piacentina.

Note

  1.  Archivio di Stato di Parma, Archivio del Ministro Du Tillot a 41-50 b. a 42
  2.  Archivio di Stato di Parma, Archivio… cit.
  3.  Bargelli Claudio, La città dei Lumi, Parma, MUP, 2020, p.173 e p.177; Bargelli Claudio, Teatro d’Agricoltura. Le campagne parmensi nelle inchieste agrarie del secolo dei Lumi, in: “Rivista di Storia dell’Agricoltura” a. LJ, n.2, dicembre 2011, pp. 101-130.
  4.  Archivio di Stato di Parma, Archivio… cit.
  5.  Id. p. 175 e p. 179.
  6.  “L’Indicatore Modenese”, a. I. n. 14, 4/10/1851, p.110.
  7.  Id., p. 110.
  8.  Id., p. 111.
  9.  Sette Antonio, L’agricoltura veneta, Padova, Tipi del Seminario, 1843, p. 218.
  10.  Camuzzoni Giulio, Rapporto sopra la in solfatazione delle viti eseguite per la prima volta in Provincia dalla Società Toscana nel 1860, Verona, Vicentini e Franchini, 1861, p.14; vedi anche in: Memoria dell’Accademia d’Agricoltura Commercio ed Arti di Verona, volume XXXIX, Tipografia Vicentini e Franchini, 1861, p. 18.
  11.  Esposizione di Vienna 1873. Relazioni generali intorno ad alcuni fra i più eminenti prodotti della Provincia di Pavia, pubblicati per cura della Deputazione Provinciale, Pavia, Stabilimento Tipografico Successori Bizzoni, 1873, p. 78.