L’uva molinara rossa era citata nel manoscritto anonimo Insegnamenti di Agricoltura parmigiana[1] scritto fra la fine del Settecento ed i primi dell’Ottocento, mentre non comparve nella rilevazione del Du Tillot[2].
Malaspina[3] riporta, senza specificarne il colore degli acini, l'”uva molinara. Morone, Farinaccio. Sorta di uva così detta dall’avere i suoi acini quando son maturi coperti di una densa polvere bianca”[4].
Il pavese Pietro Paolo Simoneta[5] alla fine del XVI secolo, senza specificarne il colore degli acini, citava l’uva molinara[6].
Note
- Archivio di Stato di Parma, Raccolta Manoscritti ms.138, f 692; Il manoscritto è riportato anche in: Spaggiari Pier Luigi, Insegnamenti di agricoltura parmigiana del XVIII secolo, Parma, Artegrafica Silva, 1964; Medioli Masotti Paola, Lessico di un trattato parmigiano di agricoltura (fine XVIII inizio XIX sec.) in: “Archivio Storico per le province parmensi”, quarta serie, volume XXXI, 1979, Deputazione di Storia Patria per le province parmensi, Parma, 1980.
- Archivio di Stato di Parma, Archivio del Ministro Du Tillot a 41-50 b. a 42, Bargelli Claudio, La città dei Lumi, Parma, MUP, 2020.
- Malaspina Carlo, Vocabolario Parmigiano – Italiano, vol. quarto, Parma, 1859, Tipografia Carmignani, 1859.
- Id. p. 356.
- Simoneta Pietro Paolo, Breve compendium totius medicinae, Ticini, Ex Officina Heredim Hieronymi Bartoli, 1592.
- Id. p. 392.