Agraguscia bianca

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Nel dipartimento comprendente le località di “Enzano, Coenzo, Mezzani (12)”[1], nel corso della rilevazione agricola del Du Tillot del 1771 fu rilevata la varietà di uva bianca a granello rotondo agragussa[2]. Un secondo dipartimento nel quale fu rinvenuta l’agragussa bianca a grappo aperto e granello rotondo che matura a settembre[3], era quello comprendente i paesi di Colorno e Vedole (17) [4]. Nel manoscritto Trattato di agricoltura[5], risalente dalla seconda metà del XVIII inizio XIX secolo, “presumibilmente redatto da due persone incolte, ma esperte del mestiere (..)[6]” era riportata l’uva agragucia bianca[7]. Il modenese Niccolò Caula, nel 1752 descrisse con brevi note alcuni dei principali vini dei territori estensi, quasi cento anni dopo, tali annotazioni furono pubblicate da Luigi Maini su L’Indicatore Modenese: “Amaraguscia, detta anche Gusciamara bianca non è molto comune e non le cede in bontà alla nera. Suol maturare nel finire dell’Ottobre, e da miglior vino quando è appassita dal sole, e le si cominciano ad infradiciarsi le scorze dei grani. Può gareggiare nella forza colla Trebbiana”[8]. Nel 1841, nel vivaio di Luigi Musiari, in località Ponte d’Enza in Taneto, territorio di Parma, fra le viti di qualità scelte per dar vini squisiti, senza specificazione del colore degli acini, era presente l’agregusia[9]. Nel 1847, Carlo Roncaglia nella Statistica degli Stati Estensi [10], fra le uve bianche di qualità fine dei territori cispennini, riportava l’amaraguscia[11]. Nel 1859, Carlo Malaspina nel Vocabolario Parmigiano – Italiano[12], riportava, senza specificare il colore dell’acino, l’uva agragùssa, traducendola in italiano con affricognola[13]. “Pier Crescenzi, Petrus de Crescentiis, bononiensis[14]” nel suo manoscritto: Liber ruralium commodorum, risalente al secolo XIV, definiva la africogna: “[speties uve] que dicitur africogna, que non est delectabilis ad edendum“[15].

Note

  1. Bargelli Claudio, La città dei Lumi, Parma, 2020, MUP, p.174 e p.178; Bargelli Claudio, Teatro d’Agricoltura. Le campagne parmensi nelle inchieste agrarie del secolo dei Lumi, in: “Rivista di Storia dell’Agricoltura” a.LI, n.2, dicembre 2011, pp. 101-130.
  2.  Archivio di Stato di Parma, Archivio del Ministro Du Tillot a 41-50 b. a 42.
  3. Id.
  4. Bargelli Claudio, La città… cit. p.175 e p.179.
  5. Archivio di Stato di Parma, Raccolta Manoscritti, ms.138; Il manoscritto è riportato anche in: Spaggiari Pier Luigi, Insegnamenti di agricoltura parmigiana del XVIII secolo, Parma, 1964, Artegrafica Silva; Medioli Masotti Paola, Lessico di un trattato parmigiano di agricoltura (fine XVIII inizio XIX sec.) in: “Archivio Storico per le province parmensi”, quarta serie, volume XXXI, 1979, Deputazione di Storia Patria per le province parmensi, Parma, 1980.
  6. Medioli Masotti Paola, Lessico… cit. p. 305.
  7. Archivio. di Stato di Parma, Raccolta… cit. f. 691.
  8. “L’Indicatore Modenese”, 6 settembre 1851, n.10, a. 1; oppure: Catalogo alfabetico di quasi tutte le uve o viti conosciute nelle Provincie di Modena e Reggio, Modena, 1851, Moneti e Pelloni (Estratto da “L’Indicatore Modenese”, anno I, n. 10, 11, 12, 14, 18, 25 e 26).
  9. “Il Facchino” 27/2/1841, a. III, n. 9, redatto da Carlo Malaspina, p. 71.
  10.  Roncaglia Carlo, Statistica Generale degli Stati estensi, volume secondo, Modena, 1850, Tipografia di Carlo Vincenzi.
  11. Id. p. 420.
  12. Malaspina Carlo, Vocabolario Parmigiano – Italiano, volume quarto, Parma, 1859, Tipografia Carmignani.
  13. Id. p. 357.
  14. Sella Pietro, Glossario Latino Emiliano, Città del Vaticano, 1937, Biblioteca Apostolica Vaticana, p. XX
  15. Id. p. 375.