Pietro Sella[1], nel 1937 riportava il termine uvola, traducendolo con uvetta: “uvula, uvetta: Gio. da Parma, Practicella (sec. XIV)“[2]; per quanto riguarda Gio. da Parma, Sella riportava quanto segue: “Gio. da Parma, Practicella – MehnerMoritz Arndt, Iohannes von Parma un seine Practicella, Inaugural dissertation, Leipzig. 1918″[3].
Fra le “Viti di qualità scelte per far vini squisiti” presente nel catalogo del vivaio di Luigi Musiari presso Ponte d’Enza, nel 1841, era presente l’uvetta[4].
Nel 1859, lo stesso curatore della rivista “Il Facchino”, pubblicò il quarto volume del Vocabolario Parmigiano – Italiano[5], nel quale comparve il termine parmigiano uvètta, tradotta in italiano con uva di Corinto[6].
Acerbi[7], nel 1825 riportò una monografia riguardante le varietà di uva presenti nel cremonese, opera di Gio. Sonsis[8]. Fra le uve colorate era presente l’uvetta: “10° Uvetta. Fusto di mediocre cacciata. Sermenti sottili con poco midollo: Articolazioni spesse, mediocri. Viticci corti, bi-trifidi, verde pallidi. Foglie piccole, laciniate, e sinuate profondamente, col margine dentato; villose nella pagina inferiore; rosse nell’autunno, con peziolo lungo e sottile. Frutto rosso; acini rotondi, pruinosi, piccolissimi, fitti con qualche acino grosso ovato sparso fra i piccoli; con piccoli peduncoli rossicci. Fiocine sottile, fragile, dolce, con polpa succosa, dolcissima. Grappolo solitario con peduncolo fragile. Semi verdicci, minutissimi, talvolta nulli, per lo più 2-3, e negli acini grossi o mancano, o un solo ne esiste, ma di grossezza comune. Vite feconda tardiva, dà vino che riesce dolce e spiritosissimo. Forse proviene dalla Grecia, ora indigena. Coltivasi nei campi, ma dà uno scarso prodotto, per avere acini e grappoli molto piccoli “. [9] Gambini [10] riportava il termine dialettale pavese ughaet[11], tradotto con passola, passula, passerina, corinto.
Rovasenda[12] citava l’Uvetta nera, assai coltivata nel circondario di Voghera; vedi: Ughetta, identica al Vespolino di Gattinara, uva da reddito descritte e disegnate da Gallesio col titolo di uvetta di Canneto. Rovasenda[13], riportava anche, l’uvetta, uva passerina descritta da Acerbi.
Viala[14] citava l’uvetta soltanto come sinonimo di San Gioveto a Pitigliano di Grosseto.
Note
- Sella Pietro, Glossario Latino Emiliano, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1937.
- Id. p. 377.
- Id, p. XVII.
- “Il Facchino”, 27/02/1841, a. III, n. 9, Parma, Tipografia Rossetti, 1841.
- Malaspina Carlo, Vocabolario Parmigiano – Italiano, vol. IV, Parma, Tipografia Carmignani, 1859, p.357.
- Id.
- Acerbi Giuseppe, Delle viti italiane, Milano, Giovanni Silvestri, 1825.
- Id. pp. 35-52.
- Id. pp. 45-46.
- Gambini Carlo, Vocabolario pavese-italiano ed italiano-pavese, Pavia, Tipografia Fusi e Comp., 1850.
- Id. p. 272.
- Rovasenda Giuseppe, Saggio di una ampelografia universale, Torino, Tipografia Subalpina di Stefano Marino, 1877, p. 189.
- Id.
- Viala P., Vermorel V., Ampélographie, tome III, Paris, Masson et C., p.332, 1902.