Nella rilevazione del Du Tillot del 1771[1], l’uva carola comparve in un solo dipartimento: “territorio piacentino non specificato (22)”[2].
La carola “ha grano rotondo e rossiccio grappoli serrati lunghi e grossi, il vino è abbondante, debole e poco durevole, e matura coll’altre“[3]. Rovasenda[4] nel 1877, riportava: “Carola o Calora nera (…) Acino leggermente ovale, nero, grosso, buccia, spessa, tenace. Carolon o Caroulon. Uva del circondario di Valenza V. Uva Carola grossa [Acerbi]“[5].
Nella ampelografia di Molon[6] del 1906 in corrispondenza del termine carola, Molon indica l’uva pelaverga.
Anche Viala[7] riportava la stessa indicazione[8]: la pelaverga è un’uva piemontese con foglie grandi trilobate, grappolo grosso, conico, alato, assai compatto, acini grossi di un nero bluastro pruinosi. La descrizione del rilevatore del censimento descrisse un’uva carola abbastanza compatibile con la descrizione dell’uva pelaverga del 1909.
Note
- Archivio di Stato di Parma, Archivio del Ministro Du Tillot a 41-50 b. a 42
- Bargelli Claudio, La Città dei Lumi, Parma, MUP, 2020, p.176; Bargelli Claudio, “Teatro d’Agricoltura” Le campagne parmensi nelle inchieste agrarie del secolo dei Lumi, in: “Rivista di Storia dell’Agricoltura” a. LJ, n.2, dicembre 2011 pp. 101-130.
- Archivio di Stato di Parma, Archivio del Ministro … cit.: Giorgini Paolo, Le varietà di uva presenti nei Ducati di Parma Piacenza e Guastalla dal 1771 al 1859, ricerca inedita, 2021, p. n. i.
- Rovasenda Giuseppe, Saggio di una ampelografia universale, Torino, Tipografia Subalpina di Stefano Marino, 1877.
- Id. p. 46.
- Molon Girolamo, Ampelografia, volume I, Milano, Ulrico Hoepli, 1906, p. 468.
- Viala P. – Vermorel V., Ampelographie, tome VII, Paris, Masson e C., 1909.
- Id. p. 57.