A Guastalla nel periodo 1808-09, Giulio Cesare Cani segnalò la presenza dello zebibbo rosso, Cani, nella breve descrizione, rimandava al zebibbo bianco[1]: “Zebibbo bianco: con grani assai lunghi, molto polposo e consistete; se le leva la pelle come una prugna. Si mangia solamente“[2].
Nel 1828 Ilario Peschieri, nel Dizionario Parmigiano – Italiano[3], senza specificare il colore degli acini, menzionava lo zibèbi, termine ribadito anche nell’edizione del vocabolario del 1841[4]. Foresti, nel suo Dizionario Piacentino – Italiano [5] individuava il termine Uga Zibibba. Presso Pietro Maserati a Piacenza [6] si poteva acquistare l’uva da tavola zibibbo rosso. Fra le piante di uva da tavola presenti nel 1841[7], nel vivaio di Luigi Musiari, presso la località Ponte d’ Enza, era possibile acquistare, fra le uve da tavola, lo zibebio rosso[8]. Nel 1859 Carlo Malaspina, nel suo Vocabolario Parmigiano – Italiano [9], tradusse, allo stesso modo di Peschieri, l’uva Zibibbo con il termine zibèbi, senza specificarne il colore degli acini. In altra parte del Vocabolario [10] sotto la voce zibèbi, Malaspina traduceva in italiano con zibibbo o zibetto: ” Uva ottima, rossa, dura, che ha granelli bislunghi, e si dice anche di quella passa e lunga e grossa che ne viene di Levante e di Sicilia. È il frutto della vitis vinifera zibeba di Linn”[11].
Nel 1773, Cosimo Villifranchi, nella sua opera Oenologia[12], scriveva: ” Zibibbo – Uva di granelli bislunghi, e di color vinato chiaro, che in Sicilia matura perfettamente, ma appresso di noi sempre risente dell’agro, e perciò mangiasi in Uva: forse dei Latini: Uva passa major. Quello che viene da noi passo dalla Sicilia è così dolce, che sembra candito. Evvene una sorte o differenza priva dei semi, chiamati vinacciuoli, denominata da Gaspero Bauhino, e dai Latini Uva passa Indica gigantis carens. Questa specie di Zibibbo viene ancora preparata in Candia, donde li spedisce in più altri Paesi. Il nome di Zibibbo viene dall’arabo Zibib, e così indistintamente erano nominate diverse Uve dolci, che si mangiavano appassite e rasciugate, tanto sulle Viti mediante il calore del Sole, che in forno mediante il calore del fuoco. (…)[13]. Alla descrizione dello zibibbo dall’acino color vinato, aggiungiamo la descrizione, sempre dovuta alla penna di Cosimo Villifranchi, dello zibibbo con acini color nero: “Zibibbo tondo. Specie di color nero, o più piano dell’antecedente, che matura perfettamente, e riesce ottimo per dar corpo a soavità agl’altri Vini facendosi Vino di tutta quella sola uva“[14]. Ricordiamo che Cosimo Villifranchi è uno pseudonimo, come sottolineava Filippo Re nel 1815 “Il Manetti col nome di Cosimo Villifranchi ci descrisse quelle [le varietà di uva] di Toscana“[15]. Francesco Saverio Manetti (1723 – 1785)[16], medico e botanico fiorentino con il nome del poeta, commediografo, librettista volterrano Giovanni Cosimo Villifranchi (1646 – 1698)[17], l’arcade Monimo Straziano, scrisse Oenologia Toscana. Dall’Università di Pisa, nel 1806, dal professor Ottaviano Targioni Tozzetti, licenziava un utile Dizionario botanico”[18] che comprendeva i nomi volgari italiani, specialmente toscani, e vernacoli delle piante, raccolti da diversi autori, e dalla gente di campagna, col corrispondente latino linneano“[19]. Riportiamo di seguito, le denominazioni riguardanti lo zibibbo e le corrispondenti traduzioni in latino linneano: ” Vitis vinifera, acinis romboides – Uva e Vite Zibibbo lungo minore; Vitis vinifera Bumastos exsicata – Albatico? Alamanna, Salamanna, Zibibbo, Uva e Vite Salamanna, Uva e Vite Seralamanna tonda grossa Uva e Vite Seralamanna lunga o Zibibbo bianco vero. Uva e Vite Zibibbo, Uva e Vite Zibibbo bianco vero; Vitis vinifera exsicata – Uva schiava, Zibibbo; Vitis vinifera, Uva olivari – Uva e Vite Zibibbo lungo maggiore; Vitis vinifera, uva passa major – Uva Seralamanna lunga, o Zibibbo bianco vero; Vitis vinifera Zibeba – Zibibbo“[20]. Per concludere aggiungiamo l’elenco delle varietà di zibibbo presenti fra le Vitis vinifera varietates incertae: – Zibibbo bastardo – Zibibbo bianco lungo – Zibibbo di Spagna – Zibibbo grosso tondo – Zibibbo nero – Zibibbo romano – Zibibbo tondo piccolo.”[21] Si veda anche la scheda dello Zibebio – Zibebbo.
Note
- Biblioteca Maldotti di Guastalla, G.C. Cani, Lettere agrarie alla Colonia d’agricoltura del Crostolo, fondo Cani, busta 96, lettera XII, “Della coltivazione delle viti“, destinatario avv. Giovanni Carandini, data presunta 1808-1809. Si ringrazia, per la competenza e cortesia la dott.ssa Alice Setti della Biblioteca Maldotti di Guastalla. Si veda: Sulla condizione agraria del reggiano nell’Ottocento. Società Agraria di Reggio Emilia, prefazione di Rolando Valli, Reggio Emilia, Antiche Porte Editrice, 2013, pp. 13-27.
- Id.
- Peschieri Ilario, Dizionario Parmigiano – Italiano, vol. II, R-Z. Parma, Stamperia Blanchon, 1828, p. 647.
- Peschieri Ilario, Dizionario Parmigiano – Italiano, vol. II, Parma, Stamperia Carmignani, 1841,p. 1110.
- Foresti Lorenzo, Vocabolario Piacentino – Italiano, Piacenza, Fratelli Del Majno Tipografi, 1836, p. 401.
- Stabilimento Orticola di Pietro Maserati a Piacenza, Supplimento, Piacenza, Tipi Antonio Del Majno, 1838..
- Peschieri Ilario, Dizionario Parmigiano – Italiano. Rifuso, corretto, accresciuto vol. II, Parma, Stamperia Carmignani, 1841, p. 1110.
- “Il Facchino”, 27/02/1841, a. III, n. 9, Parma, Tipografia Rossetti, 1841.
- Malaspina Carlo, Dizionario Parmigiano – Italiano, volume quarto, Parma, 1859, Tipografia Carmignani, p.357.
- Id. p. 440.
- Id.
- Villifranchi Giovanni Cosimo, Oenologia Toscana, volume primo, Firenze, G. Cambiagi Stamp. Granducale, 1773.
- Id. p. 125.
- Id.
- Re Filippo, Nuovi elementi di agricoltura, volume terzo, Milano, Giovanni Silvestri, 1815, p. 225.
- Pasta Renato – Manetti Saverio, Dizionario Biografico degli Italiani, volume 60, 2007.
- Vuelta Garcia Salomè – Villifranchi Giovanni Cosimo, Dizionario Biografico degli Italiani, volume 99, 2020.
- Targioni Tozzetti Ottaviano, Dizionario Botanici Italiano, parte seconda, Firenze, Guglielmo Piatti, 1809.
- Id. sottotitolo di copertina.
- Id. pp. 105 -106.
- Id. p. 108.