Malaga

Home/Malaga

Nel Vocabolario Parmigiano – Italiano di Carlo Malaspina del 1859[1] è menzionata l’uva malaga.

Nel 1771 il fiorentino Ignazio Ronconi[2] così descriveva l’uva “Malaga. Spezie d’uva della quale v’è la bianca e la rossa: si l’una che l’altra comincia a maturare alla fine d’agosto. La rossa fa i grappoli serrati, di granella di mediocre grossezza, tonde, e di guscio duro, e quando è perfettamente matura, diviene di colore pienissimo. I capi sono passabilmente grossi, di color marrone, con occhi grossi e fitti. Fa i pampani non molto grandi, sodi, poco vellutati, e rabescati gentilmente con le punte rotonde, gambo e costole colorite di scuro. Vuole clima caldissimo. suolo né troppo leggiero. né troppo forte, e s’adatta benissimo all’aria di ponente. Fa il vino colorito, grosso, spiritoso, odoroso, e di durata, grato a beversi solo, e che matura tardi: riesce benissimo mescolata con altre uve. La biancha che nella sua maturità è di color giallo chiaro fa i grappoli come l’altra, con granelli grossi, e di guscio piuttosto gentile, simili ancora sono i pampani, ma assai vellutati di sotto, e i gambi di color scuro chiaro, con occhi fitti e rilevati. Ama il clima caldo, il suolo sano, asciutto, leggiero, e sassoso. chiamato galestro; ovvero terreno che nell’estate faccia dell”aperture non eccessive, atto a pigliare il caldo, Il vino è dolce, color di paglia, odoroso, spiritoso, e matura ragionevolmente presto. Fa bene tanto sola, che mescolata in giusta quantità con altre uve”[3].

Note

  1.  Malaspina Carlo, Vocabolario Parmigiano – Italiano vol. IV, Parma, Tipografia Carmignani, 1859, p. 387.
  2.  Ronconi Ignazio, La Coltivazione Italiana, o sia Dizionario D’Agricoltura, Tomo II, Venezia, Francesco Sansoni, 1771.
  3.  Id. p. 47.