Descrizione
										Raccolta di trentotto cavatappi di sei differenti tipologie: figurativi, multiuso,
tascabili, a leva, a meccanismo, semplici a T.
									 
									
												Scheda pratica
												
						
						
						
						                        			
													
								
Ambito:
                                Fabbricazione italiana ed europea
							
																			
								
Data:
                                Sec. XIX-XX
							
																			
								
Dimensioni:
                                Misure non rilevabili
							
																			
								
Materiale:
                                L’origine del cavatappi potrebbe essere databile alla metà del XV secolo, probabilmente derivata dall’attrezzo a spirale usato dai soldati per rimuovere le palle di piombo incastrate nelle canne dei fucili ad avancarica. Secondo un’altra ipotesi il precursore dei cavatappi sarebbe stato il punteruolo per botti: in una pala d’altare databile alla metà del 1400, oggi alla Gemaldegalerie di Berlino, è raffigurata una suora che con questo strumento spilla vino da una botte. La forma definitiva a noi oggi nota compare in alcuni schizzi di Leonardo da Vinci (1452-1519) presenti nel Codice Atlantico (Biblioteca Ambrosiana, CA f. 362 v-a), forse databili al periodo tra il 1482 e il 1499. Tuttavia la diffusione ampia e capillare del cavatappi si registra solo dopo la metà del Seicento, con l’uso di invecchiare il vino in bottiglia promosso dagli inglesi e legato alla tecnologia di produzione delle bottiglie “nere” più robuste e regolari. Durante il XVIII secolo l’impiego sempre più diffuso di contenitori in vetro sigillati con tappi in sughero per  profumi, preparati medicinali di ogni genere, unguenti, inchiostri e vini favorì la diffusione del cavatappi, che divenne attrezzo d’uso quotidiano. Negli ultimi tre secoli, a partire dalla sua forma “essenziale”, sono state sviluppate numerose tipologie e varianti. Nel 1795 il reverendo Samuel Henshall (1765-1807) registrò in Inghilterra il primo brevetto per un cavaturaccioli, favorendo il passaggio dalla produzione artigianale quella in serie. Da allora fu un susseguirsi di innovazioni e brevetti: agli inizi del XIX secolo nacque il cavatappi detto “a farfalla”; nel 1828, in Francia, quello “a rubinetto”, dieci anni dopo quello “a doppia vite”. Per avere il primo brevetto italiano sarà necessario attendere il 1864. Nacquero poi i cavatappi “a cremagliera” o “a pignone” e quelli “a manovella”, che ricordavano dei mini macinini da caffè;
il cavatappi che noi più conosciamo, “a leve laterali”, risale alla fine dell’Ottocento. Al cavatappi e alla sua storia sono dedicati in Italia i musei di Barolo (CN) e di Montecalvo Versiggia (PV). Ma anche nel “Museo Martini di storia dell’enologia” di Pessione (TO) e nei musei di Villa Mazzucchelli a Ciliverghe (BS) vi sono sezioni sul tema. Nella raccolta esposta nel Museo del Vino di Sala Baganza i cavatappi sono suddivisi per tipologie: figurativi, multiuso, tascabili, a leva, a meccanismo e semplice a T.
							
																									
								
Provenienza:
                                Comodato d'uso gratuito Zanichelli Lorenzo, 2013; acquisti sul mercato antiquario, 2013