Malaspina[1] nel 1859 citò l’uva’d du color, tradotta in italiano con uva bizzaria “Varietà singolare nota sola a botanofili“[2].
Nel 1823, il mantovano, di Castelgoffredo, Giuseppe Acerbi [3], in un articolo sulla Biblioteca Italiana, a proposito della suddivisione degli acini in base al loro colore, precisava: “Pochissimi sono gl’individui che sullo stesso grappolo presentano acini bianchi ed acini di colore, e questi stessi grappoli appartengono alle uve di colore (1). D’altronde, per un solo individuo o due non monta stabilire una terza divisione che non avrebbe specie o varietà da riempirla”[4].
Acerbi nella nota (1), ricordava che: “Finora non conosco che una sola specie che presenti questo scherzo: è quella del catalogo M. Burdin di Chambery è chiamata Raisin suisse à trois couleurs. I Tedeschi la chiamano Die Venetianische Traube, e non ne saprei il perché, non essendomi noto che a Venezia sia né comune, né conosciuta. [forse Arlecchina?][5] Essa è pessimamente figurata nella raccolta di Weimar (Weimar des Landes Industrie – Comptoirs Forgesetzte Abbildungen aller Obstarten)”[6].
Rovasenda[7] riportava Arlecchina o Bizzarria. Voghera[8]; Bizzarria variegata[9], uva a due colori, fu descritta e disegnata da Gallesio. Un’uva detta bicolore[10], menzionata da Odart, sinonimo di picardan.
Pierre Viala[11] nel 1909, riportava il termine: “Arlecchina – Nom donné, en Italie, comme celui de Bizzarria à des cépages divers présentant des zones différemment colorées sur le mème grain ( Bicolor, etc.)“[12].
Viala, nella sua monumentale ampelografia, riportava anche il termine: “Bicolor – Nom donné à divers cépages quand ils présentent des grains de raisins panachés ( Tressot, Carignane, Terret…)[13] e “Bizzarria variegata Raisin à grains panachés, cité par Gallesio“[14].
Note
- Malaspina Carlo, Vocabolario Parmigiano – Italiano, vol. quarto, Parma, Tipografia Carmignani, 1859.
- Id. p, 356.
- Biblioteca Italiana, giugno 1823, l’articolo fu riproposto in: Acerbi Giuseppe, Delle viti Italiane, Milano, Giovanni Silvestri, 1825.
- Acerbi cit. p. 23.
- n.d.r.
- Id.
- Rovasenda Giuseppe, Saggio di una ampelografia universale, Torino, Tipografia Subalpina di Stefano Marino, 1877.
- Id. p. 25.
- Id. p. 33.
- Id.
- Viala P., Vermorel V., Ampélographie, tome, VII, Paris, Masson et C., 1909.
- Id. p. 30.
- Id. p. 47.
- Id. p. 49.