Piccolit

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“Lettera del Sig. Ab. Giuseppe Bini al Sig. Antonio Zanon di Venezia.

Gemona 28, aprile 1764.

Essendo io a Milano in servizio del Conte Girolamo Colloredo allora Governatore di questo Stato, venni seco talvolta in discorso di vini del nostro paese, che io gli descrissi per ottimi. Sua Eccel. ne fece parola in molte conversazioni, e vedendo, che molti erano curiosi, e desiderosi di farne esperienza, scrisse al Marchese Ridolfo suo fratello, che gli spedisse un carrettone di varj nostri vini ordinarj, e squisiti. Venne dunque a Milano un gran carro co’ vini pasteggiabili di Claviano, Prodolone, Sterpo e Felettis ed anche di Rosazzo, prosecco, rosemplat, refosco e piccolito. S’accinse l’E.S. alla prova convitando tutta la Generalità e diede a me l’incombenza d’invitare alla mia tavola tutti gli Ufficiali minori, cioè dal Capitano all’Alfiere. Tanto alla tavola Generalizia, quanto alla mia il confronto de’ nostri vini, erano canarie, santorini, saint-laurenr ec. anche tokai. Si venne all’esperimento, e nel caldo della battaglia il nostro piccolito riportò sopra tutti gli altri una piena vittoria; a tal segno che furono vuotate tutte le bottiglie del piccolito, e poco curate le altre”[1].

Giulio Cesare Cani, ingegnere guastallese, in una corrispondenza databile nel periodo fra il 1808 – 09[2], nella quale elencò un certo numero di viti coltivate nel circondario di Guastalla, ricordava l’uva piccolit: “Piccolit: uva bianca introdotta dal Padovano, alligna e fruttifica bene e si coltiva ne giardini, ma non è da lusingarsi producano vini di bontà eguali a quelli di Padova”[3].

Fra le uve straniere presenti nella raccolta dell’Orto Agrario della R. Università di Bologna[4], nel 1812, era presente la vite piccolit; Vitis piccolita.

Ricordiamo che Vitis vinifera Piccolita è il corrispondente in latino linneano dell’uva e vite piccolit[5].

Gio. Cosimo Villifranchi[6], nel 1773, in Oenologia Toscana, citò brevemente l’uva piccolit: “75. Uva detto Piccolito = Specie d’Uva coltivata nel Friuli e della quale in quel Paese li fa un vino squisito, conosciuto sotto il medesimo nome di Piccolito“[7].

Il modenese Agazzotti così descriveva il piccolit all’interno del suo catalogo nel 1867[8]: “Piccolito del Friuli Grappolo medio, cilindrico; a grani alquanto ravvicinati, con graspetti abbastanza spiccanti: peduncolo rossiccio specialmente dal lato del sole. Acino medio, sferico non molto resistente. Sugo abbondante a sufficienza, scorrevole quanto mai. dolce zuccherino delicatissimo, sapido, in aromatico, di un verde chiaro prima, ma dopo la fermentazione di un bel giallo dorato. Uva di distintissimo merito specialmente per fornire il mosto alle uve appassite de’ vini bianchi aromatici; è molto estesa nella provincia del Friuli da cui venne qui importata, per quanto a me consta, da un Cav. Boccolari. Nell’accennata provincia produce vino rinomato, di pari nome: chiarifica agevolmente, non tende all’acescenza come la Forcelluta, la Greca, la Trebbiana, ed altre molte che essa si lascia indietro per merito enologico. Però non oserei garantire la prospera riuscita della pianta in questa provincia modenese, essendo il nostro terreno di un sapore molto differente da quello del paese da quello del di lei paese natìo, ed anche non poca la diversità del clima, mentre noi siamo a settentrione degli apennini e quello è a meriggio delle alpi. In quanto alla vite non saprei dirne molto, essendomene rimaste pochi dopo la quasi completa rivoluzione che operai ne’ miei pianta menti in Villa Colombaro, ove unicamente la vidi radicata; produce però abbastanza, né teme il confronto di altre uve fine”[9]. Rovasenda[10], citava, oltre al piccolit bianco anche il sinonimo piccoletta[11]; e il pikolit, scritto con ortografia tedesca[12].

Herman Goethe[13] nella sua Ampelographie a proposito del picolit precisava: “Picolit und Peccoleto siche Pikolit gelber“[14] e a proposito del termine pikolit, uva bianca da vino e da tavola, egli, così si esprimeva “Pikolit, weisser, kelter – und tafeltraube, Illyrien. Syn. Weisser Blaustingl, kek nyelii, Balafant, weisser Ranful, Piccoleto bianco. Ob die von Gallesio als Piccolito del Friuli beschriebene und abgebildete Varietät dieselbe ist, konnte nicht bestimmt werden (…)”[15].

Viala[16] riportava alcuni sinonimi di picolit: “Piccoletta, Piccoleto (Pikolit) ed anche Piccolet (Pikolit)“[17].

Viala riportva anche alcune notizie riguardanti il pikolit: “Pikolit – Syn. Balafant (Styrie), Blaustingl weiss, kikneyelü Weisser Ranful, Picolit òu Piccoletto (Frioul). Ce cépage de l’Illyrie et de la Hongrie a grands rendements et de maturitè facile, nous parậit, d’après des observationes nouvelles, le même que nous avons retrouvé en Suisse et décrit sous le nom de Gros Bourgogne (alors à abandonner en raison de la fausse origine qu’il laisserait présumer)“[18].

Il vino picolit era già piuttosto rinomato nei secoli scorsi, a tal proposito riportiamo due testimonianze, la prima della fine del XVIII e la seconda agli inizi del secolo successivo: Vincenzo A. Formaleoni[19] nel quarto tomo della Topografia Veneta, ovvero descrizione dello Stato Veneto, a proposito del noto vino friulano così si esprimeva: “Celebre abbastanza e ricercato in tutta l’Europa è il piccolito da noi anche altrove accennato, molti nobili e benestanti friulani si pregiano di coltivar le viti che producono le uve onde si trae questo eccellente liquore, e fanno tutti a gara per renderlo più perfetto. Il benemerito Co: Fabio Asquini però va il merito di averlo renduto atto alla navigazione, e ridotto un capo di commercio considerabile“[20].

Nel 1815, Domenico Sestini[21] a proposito del Tokai, riportava la descrizione di tale prelibato vino nella quale si affermava che: “La sola specie, che ha con esso [con il vino Tokai] qualche somiglianza, nasce in piccole quantità nel Friuli, e solo trovasi in alcune private famiglie Venete, ove nel dialetto loro chiamasi piccolito“[22]. In realtà Sestini riportava una opinione di Silvestro Douglats [23], già pubblicata nel 1775.

Note

  1.  Zanon Antonio, Lettere famigliari, Udine, Per Liberale Vendrame, 1831, pp. 24-25
  2.  Biblioteca Maldotti di Guastalla, G.C. Cani, Lettere agrarie alla Colonia d’agricoltura del Crostolo, fondo Cani, busta 96, lettera XII, “Della coltivazione delle viti”, destinatario avv. Giovanni Carandini, data presunta 1808-1809. Si ringrazia, per la competenza e cortesia la dott.ssa Alice Setti della Biblioteca Maldotti di Guastalla. Si veda: Sulla condizione agraria del reggiano nell’Ottocento. Società Agraria di Reggio Emilia, prefazione di Rolando Valli, Reggio Emilia, Antiche Porte Editrice, 2013, pp. 13-27
  3.  Id.
  4.  Rapporto a sua eccellenza il Sig. Ministro dell’Interno sullo stato dell’Orto agrario della R. Università di Bologna, Milano, Giovanni Silvestri, 1812.
  5.  Targioni Tozzetti Ottaviano, Dizionario Botanico Italiano, parte II, Firenze Guglielmo Piatti, 1809.
  6.  Villifranchi Gio. Cosimo, Oenologia Toscana, volume I, Firenze, Gaetano Cambiagi Stamp Granducale, 1773.
  7.  Id. p. 120.
  8.  Agazzotti Francesco, Catalogo descrittivo delle principali varietà di uva coltivate presso il Cav. Avv. Francesco Agazzotti del Colombaro, Modena, Tipografia di Carlo Vincenzi, 1867, in: Montanari Gian Carlo, Malavasi Pignatti Morano, Uve modenesi tra XVIII e XIX secolo, Modena, Edizioni Il Fiorino, 2018.
  9.  Id. pp. 188-189.
  10.  Rovasenda Giuseppe, Saggio di una ampelografia universale, Torino, Tipografia Subalpina di Stefano Marino, 1877.
  11.  Id. p. 140
  12.  Id. p. 142.
  13.  Goethe Herman, Handbuch der Ampelographie, Graz, Commission – Verlag von Leykam – Josefthal, 1878.
  14.  Id. p.177.
  15.  Id. p. 177-178.
  16.  Viala P., Vermorel V., Ampélographie, tome VII, Paris, Masson et C., 1909.
  17.  Id. p. 261.
  18.  Id.
  19.  Formaleoni Vincenzo, A., Topografia Veneta ovvero descrizione dello Stato Veneto, tomo V, Venezia, presso Giammaria Bassaglia, 1787.
  20.  Id. p. 208.
  21.  Descrizione del vino di Tokai fatta da Silv. Douglas Scud. in: Sestini, Domenico, Viaggio curioso – scientifico – antiquario per la Valachia Transilvania e Ungheria fino a Vienna, Firenze, 1815, Stamperia di Luigi e Fratelli Magheri, pp. 320-328.
  22.  Id. p. 326.
  23.  Del vino di Tokai di Silvestro Douglats Scud. in: Scelta di opuscoli interessanti tradotti da varie lingue, volume XI, Milano, Stamperia di Giuseppe Marelli, 1775, pp. 67-79.