Nel 1859 Carlo Malaspina[1] riporta il termine dialettale moscàt traducendolo in italiano con moscato[2].
Nel 1620, Ugo Benzo[3], osservava che, fra le uve: “La più pessima di tutte, per mangiare, è il moscato, perche si corrompe facilmente e genera gli umori disposti à febri e tarda a digerirsi”[4].
Rovasenda[5] scriveva, rimandando ad Acerbi, che l’uva apiana[6] degli antichi si crede sia il moscato bianco comune; citava anche il vitigno Frontignan blanc[7], traducendolo come moscato.
Note
- Malaspina Carlo; Vocabolario Parmigiano – Italiano, vol. IV, Parma, Tipografia Carmignani, 1859.
- Id. p. 357.
- Benzo Ugo, Regole della sanita et natura de cibi, Torino, Heredi di Gio. Domenico Tarino, 1620.
- Id. p. 631.
- Rovasenda Giuseppe, Saggio di una ampelografia universale, Torino, Tipografia Subalpina di Stefano Marino, 1877.
- Id. p. 24.
- Id. p. 72.