Bramieri[1] nel 1788, fra le “Uve violacee,dette comunemente in Lombardia nere, in Toscana rosse“[2]. citò il ” Moscadello rosso, Uva odorosa, alquanto meno della bianca dello stesso nome. È delle prime a maturare, ed ama le terre mezzane anziché le assai fertili o le assai magre. Il vitigno è atto a porsi tanto all’albero, quanto al filare. Dà un vino dilicato, e di poca forza, ma di graziosa fragranza“[3].
Nel 1771, il fiorentino Ignazio Ronconi[4] scriveva relativamente al moscadello rosso quanto segue: ” Moscadello. Uva della quale v’è la rossa e la bianca: La rossa matura in agosto e diviene d’un colore quasi rivoletto, ne fa poca, di grappoli di diverse grandezze, alcuni serrati, ed altri sparti, di granella tonde. I capi sono grossi di color marrone, con occhi rilevati ad una giusta distanza; e i pampani grossi, poco o nulla vellutati, lustri, intagliati molto, con punte acute, e gambi, e costole grosse di color pieno che partecipa al rosso. Ricerca il clima caldo, il suolo sano, asciutto, di buonissimo fondo, grasso, forte, ed esposto totalmente al mezzo giorno. (…) Il vino dell’una, e dell’altra di quest’uve riesce molto odoroso, spiritoso, e stimabile, e mescolate con altre uve fanno buonissima lega, comunicando loro un grato odore”[5].
Note
- Atti della Società Patriotica (sic) di Milano, volume III, Milano, 1793.
- Id. p. 134.
- Id. p. 134.
- Ignazio Ronconi, La Coltivazione Italiana, o sia Dizionario d’Agricoltura, tomo II, Venezia, Francesco Sansoni, 1771.
- Id. p.71- 72.