L’uva bianca molinara, nella rilevazione del 1771[1], era presente in un solo Dipartimento, comprendente: “territori piacentini non specificati (22)”[2].
“Molinara ha il grano rotondo grappoli serrati, matura prima dell’altre, ed il vino è insipido“[3].
Nel manoscritto anonimo Trattato d’agricoltura[4], redatto fra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo[5], nell’elenco delle varietà di uva bianche era presente l’uva molinara[6] (ed anche la molinara rossa[7]. Vedi scheda relativa).
Malaspina[8] nel 1859, senza specificare il colore degli acini, citò l’uva molinara[9].
Note
- Archivio di Stato di Parma, Archivio del Ministro Du Tillot a 41-50 b. a 42, Bargelli Claudio, La città dei Lumi, Parma, MUP, 2020; Bargelli, Claudio, Teatro d’Agricoltura. Le campagne parmensi nelle inchieste agrarie del secolo dei Lumi, in: “Rivista di Storia dell’Agricoltura”, a. LI, n.2, dicembre 2011, pp. 101-130.
- Bargelli Claudio, La città… cit. p. 176 e p.180
- Archivio di Stato di Parma, Archivio del Ministro … cit.
- Archivio di Stato di Parma, Raccolta Manoscritti ms.138; Il manoscritto è riportato anche in: Spaggiari Pier Luigi, Insegnamenti di agricoltura parmigiana del XVIII secolo, Parma, Artegrafica Silva, 1964; Medioli Masotti Paola, Lessico di un trattato parmigiano di agricoltura (fine XVIII inizio XIX sec.) in: “Archivio Storico per le province parmensi”, quarta serie, volume XXXI, 1979, Deputazione di Storia Patria per le province parmensi, Parma, 1980.
- Id.
- Id. f. 691.
- Id. f. 692.
- Malaspina Carlo, Vocabolario Parmigiano – Italiano, vol. quarto, Parma, Tipografia Carmignani, 1859.
- Id. p. 356.