Malissia bianca

Home/Malissia bianca

L’uva da vino bianca malissia era presente nel 1838 nel catalogo del vivaio piacentino di Pietro Maserati[1].

Viala [2] riportava alcuni sinonimi dell’uva malissia quali: “Malisa nom de cèpage italien, citè pour la région de Modène; Malixe, Malixia citè par Pierre de Cresciezi[3].

Sella [4] riporta le frasi con le quali Pier Crescenzi[5] descrisse l’uva bianca malixia: “speties [uve] a quibusdam malixia et a quibusdam faracla vocatur que granum album et rotundum habet”[6]

Una traduzione “nella favella fiorentina“[7] dell’opera di Pier Crescenzi, è quella risalente alla fine del XVIII secolo: “Ed un’altra maniera, che da alcuni malixia, e da alcuni altri farcula è chiamata, la quale ha il granello bianco, e ritondo, e torbido, con sottil corteccia, che in maraviglioso modo pesa, e in terra assai magra si difende. Il vino fa di mezzana potenzia, e bontà, e non molto sottile, né molto serbabile, e questo è molto commendato a Bologna“[8].

Caula[9], nel 1752. così descriveva la: “Maligia è cattiva; ben matura però e quasi marcia riesce alquanto buona. Fa vino scipito che ubbriaca come quello di Rossetta, ed anche più. Ha grappolo grande, grana lunghette e alquanto dense: non ha bel colore, e tira più al verde che al giallo”[10].

Dalla Fossa[11] considerava le uve bianche malise, da scartare e da sostituire con uve maggiormente produttive o di maggior qualità, ad esempio in pianura, malvasia e trebbiano[12].

Nel 1812 in un rapporto al ministro dell’Interno sull’Orto Agrario di Bologna, da parte di Filippo Re[13], fra le viti bianche coltivate nel Bolognese, era presente la malisia Vitis v. malixia Cr.[escenzi][14]. Bertozzi[15], nell’elencare le uve bianche coltivate nei campi della provincia di Reggio Emilia, citò la malisa.

Nel 1847, Roncaglia[16], fra le uve bianche comuni, presenti nei territori cispennini degli Stati Estensi riportò l’uva maligia[17]; la stessa varietà presente anche nei territori transpennini[18].

Viala[19], riportava il termine: “Maligia – Cépage italien de la region de Sassuolo a raisins blancs – J.R.”[20].

Era presente anche il termine: “Malica – Nom de cépage italien, cité par Acerbi pour la région de Bologne“[21] e “Malisa – Nom de cépage italien, cité pour la région de Modène“[22].

Note

  1.  Stabilimento Orticola di Pietro Maserati a Piacenza, Suplimento, Piacenza, Antonio Del Majno, 1838.
  2.  Viala P., Vermorel P., Ampelographie, tome VII, Paris, Masson e C., 1909.
  3.  Id. p. 212.
  4.  Sella Pietro, Glossario Latino Emiliano, Città Del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, 1937.
  5.  Pier Crescenzi, Petrus de Crescentiis bononiensis, Liber ruralium commodorum, mss., sec. XIV in Bib. Vat,, lat. 1530
  6.  Sella cit.
  7.  Piero De Crescenzi, Trattato della Agricoltura, Bologna, Istituto delle Scienze, 1784. Trattasi di una traduzione dal latino all’italiano dell’opera di Pietro de’ Crescenzi, risalente al 1304.
  8.  Id, p, 194.
  9.  “L’Indicatore Modenese”, 13/09/1851, a.1, n.11.
  10.  Id. p.88.
  11.  Dalla Fossa Claudio, Opuscoli agrari, Reggio [Emilia], Tipi della Società, s.d. [1811].
  12.  Id. p. 26.
  13.  Rapporto a sua eccellenza il sig. Ministro dell’Interno sullo stato dell’Orto Agrario della R. Università di Bologna, Milano, Giovanni Silvestri, 1812.
  14.  Id. p.46.
  15.  Biblioteca Panizzi, Manoscritto.
  16.  Roncaglia Carlo, Statistica Generale degli Stati Estensi, Volume II, Modena, Tipografia di Carlo Vincenzi, 1850.
  17.  Id. p. 420.
  18.  Id. p. 421.
  19.  Viala P., Vermorel V., Ampèlographie, tome VII, Paris, Masson et C., 1909.
  20.  Id. p. 212.
  21.  Id.
  22.  Id.