Le interviste impossibili – A cura di Giovanni Ballarini – Giuseppe Verdi e i vini di Sant’Agata

Home/Assaggi/Le interviste impossibili/Le interviste impossibili – A cura di Giovanni Ballarini – Giuseppe Verdi e i vini di Sant’Agata

Un’antica leggenda narra che nei musei, sotto il patronato di Apollo, la notte del solstizio d’estate le Muse richiamano in vita le immagini e danno voce agli oggetti che si fanno intervistare. In una di queste occasioni, una foto di Giuseppe Verdi esposta al Museo del Vino di Sala Baganza mi permette di intervistare il grande Maestro e di conoscere i segreti della sua attività agricola e di coltivatore di viti.

GIUSEPPE VERDI E I VINI DI SANT’AGATA

Giuseppe Verdi (1813-1901) nella sua tenuta di Sant’Agata produce anche vino e il Maestro pone la massima attenzione affinché il fattore faccia tutto quanto per il meglio, poiché egli stesso ne consuma, accanto a diverse altre qualità di vini di altre terre, pretendendo che il suo vino – Lambrusco, Fortana o Fortanina – sia “della prima schiacciata”. Partendo da questa informazione, siamo ammessi a Sant’Agata, privilegio che otteniamo quando gli viene detto che argomento dell’intervista è l’uva che produce nella sua tenuta e il vino che esce dalla cantina che ha costruito nella sua villa.

Illustre Maestro, oltre che come sommo compositore e grande musicista Lei è noto come raffinato gastronomo e intenditore e anche produttore di vini per la sua casa e dei quali fa dono anche agli amici. Come nasce questa sua attività del tutto insolita in un musicista?

Nelle mie vene non scorre solo sangue, ma anche il rosso vino delle terre dove sono nato, alle Roncole di Busseto, il 10 ottobre 1813. Mio padre Carlo Verdi (1784-1867) da mio nonno Giuseppe Antonio Verdi (1744-1798) eredita una ben avviata osteria alle Roncole di Busseto e a questa attività alterna il lavoro nei campi con vigne. Anche mia madre Luigia Uttini (1787-1851) è figlia di osti e da qui deriva l’amore e l’attenzione che ho nei confronti della mia terra e dei suoi prodotti. Per questo, appena mi è possibile, acquisto e nel 1851 mi trasferisco nella grande villa di Sant’Agata, vicino Busseto ma già in provincia di Piacenza. Qui compongo Il Trovatore, La Traviata, La Forza del destino, il Don Carlos, Aida Falstaff. Sempre qui a Sant’Agata preferisco ricevere gli amici più cari ai quali posso anche offrire i prodotti delle terre che via via acquisto. Amando profondamente il vino, non appena le finanze me lo consentono, acquisto i terreni circostanti la Villa di Sant’Agata, dove faccio impiantare un’ampia vigna. Non ci si deve stupire che in molte mie opere vi siano scene legate al cibo e al vino, che sono consumati anche nei palchi dei teatri dove sono rappresentate le mie opere. Tra le tante, basta ricordare che Falstaff inizia nella Osteria della Giarrettiera di Windsor, Otello esordisce in una taverna e La Traviata si apre intorno a una tavola imbandita con il Libiamo ne’ lieti calici e con un brindisi iniziano anche i Vespri siciliani.

Illustre Maestro, con la sua vita d’artista che spesso la tiene lontano da Villa Sant’Agata quali rapporti riesce a tenere con la sua vigna e la sua cantina, oltre alle altre attività dei suoi campi e alle loro produzioni?

La vita in villa mi permette di far buon uso dei prodotti della campagna dei miei poderi, l’uno contiguo all’altro o quasi, nel comune di Villanova d’Arda e in quelli limitrofi, per un totale che supera i mille ettari. Colture, boschi, allevamenti, un mulino, un caseificio e nella mia villa una cantina per la produzione del vino sono amministrati con passione, competenza, oculatezza e interesse per le tecniche innovative di produzione. Solo una parte di questa vasta proprietà è da me coltivata direttamente sotto la guida di Mauro Corticelli (1834 – 1899 ca.), già impresario teatrale e buon amico di Giuseppina Strepponi, e per molti anni mio segretario e intendente a Sant’Agata, mentre il resto della proprietà è dato in affitto a mezzadria o a piccoli coltivatori. Quando sono a Sant’Agata, ogni giorno sono abituato ad alzarmi al sorgere del sole per sovrintendere ai lavori della mia tenuta, dove si allevano animali, si coltivano i campi e si producono uve e nella cantina si preparano vini. Anche nella mia casa di Busseto vi è una cantina nella quale produco vino. Quando la musica mi porta lontano, mi premuro di scrivere al mio fattore – che mi tiene informato di ogni dettaglio – dandogli gli ordini necessari. Ricordo bene che nell’ottobre 1898 ero a Milano e confermando il mio imminente arrivo impartisco ordini secchi e precisi, come mio costume, scrivendo al mio fattore Guerino Balestrieri di travasare il vino della prima schiacciata e di cavare il mio che resta ancora nei tini prima del nostro arrivo.

Illustre Maestro, quali sono i vini che preferisce?

Di me si dice che amo molto il Chianti, il Bordeaux e lo Xeres spagnolo, che nei momenti di maggior tristezza o malinconia inoperosa non disdegno la Malvasia e che quando sono stanco mi rinfranco con un uovo sciolto in un gotto di quest’ultimo vino. Debbo aggiungere, però, che amo anche i vini che produco nella cantina della mia Villa Sant’Agata in bottiglia, cavati dal tino chiuso, un vino bianco ma anche un mio vino rosso, sempre in bottiglia. Della produzione di questi vini sono sempre dettagliatamente informato con una frequenza quasi giornaliera, se hanno qualche difetto di acidità o con cattivo sapore, nel qual caso sono destinati alla servitù. I miei vini sono ottenuti da viti ben adattate ai terreni e al clima della bassa pianura come il Lambrusco, la Fortana e Fortanella e anche la Malvasia e che ben si adattano ai cibi locali, come la mia amata spalletta, di cui spesso faccio dono agli amici più intimi. Del mio vino faccio anche regalo all’ospedale di Villanova che ho fatto costruire e che mantengo dal 1888, con la raccomandazione però che mi siano restituite le preziose bottiglie. Nei miei numerosi viaggi conosco e apprezzo molti vini. Quando nel 1861 sono a San Pietroburgo per La forza del destino mi faccio accompagnare da bottiglie di Bordeaux e Champagne, apprezzo inoltre il vino d’Asti dolce e spumante e, quando comincio a frequentare per cura Montecatini, il vino toscano del Chianti, non rinunciando tuttavia anche nella cittadina termale alle bottiglie di Champagne. Non disdegno infine vini particolari e liquori come Marsala, Porto, Malaga, Cognac Rhum vero Giamaica, Kuraçao, Chartreuse Jeune.