Nel Trattato di Agricoltura[1], risalente al periodo di fine XVIII e inizio XIX secolo, senza indicazione del colore degli acini, era presente l’uva: “Borgogna“[2].
La presenza dell’uva borgògna, fra le uve rosse, è rilevata nel 1828 dal Dizionario Parmigiano – Italiano di Ilario Peschieri[3], presenza ribadita nella edizione del 1841 dello stesso dizionario (Borgogna, senza accento sulla o)[4].
Nel 1838 sul catalogo dello stabilimento orticolo di Pietro Maserati di Piacenza[5] era offerto alla vendita l’uva borgogna nero.
Nel Vocabolario Parmigiano – Italiano di Carlo Malaspina del 1859 è riportata l’uva d’Borgògna, tradotta con Borgogna nero[6]. Nel 1812, nel Rapporto al Ministro degli Interni sull’Orto Agrario di Bologna da parte del professor Filippo Re[7], nell’elencare le varietà di uva presenti nell’Orto Botanico bolognese, fra le uve straniere, era presente la vite borgogna nera; vitis burgundiaca nigra?
Nel settembre 1829, Gallesio[8] nel suo viaggio nella Liguria di Ponente, visitò Varazze ed in particolare la collezione di uve forestiere del cav. Marcello Ceruti, tra le uve di Francia: “Borgogna: uva nera a grapoli picioli, acini oblonghi come quelli della Claretta di Nizza ma neri e di una dimensione anche più picciola: è uva precoce dolcissima“[9].
Due anni dopo, il 17 settembre 1831, Gallesio, a Desio, così descrive il “Borgogna nero: vite francese; grappolo curto, cilindrico, qualche volta alato estremamente serrato, con acini rotondi di grossezza diseguale ma piuttosto piccioli, che si schiacciano gli uni contro gli altri, a buccia nera un po’ chiara. Corrisponde al pignolo di Pavia (…) Tutti i Borgogna fanno vino buono“[10].
Il 18 settembre del 1833, Gallesio è a Bibbiani in Toscana, presso la villa del marchese Cosimo Ridolfi, il quale, tra l’altro, ha una collezione di uve estere: ” Fra le forestiere ho notato il Borgogna, un’uva a grappoli piccioli, spargoli, ad acini neri a maturità avanzata; è di fatto dolce ma non produce tanto quanto le uve locali“[11].
Rovasenda[12] nel 1877, avvertiva che la denominazione Borgogna data alle varietà di uva: bianca, nera e rossa, erano nomi generici, da omettersi; Borgogna nera[13]: in Alemagna si chiama genericamente Burgunder il pinot, ed anche in Italia è da credersi che al pinot si riferiscano questi nomi generici di Borgogna.
Viala[14] nella sua ampelografia, scrisse che il Borgogna nero era sinonimo di frankenthal[15].
A proposito del consumo di vino Borgogna (e di Bordeaux) presso la corte ducale di Maria Luigia, si può consultare l’opera di Mario Zannoni[16].
La descrizione del vitigno del Borgògna, dalle bacche nere, relativamente al 1872, data che esula dalla presente ricerca, era presente ne: I vitigni della provincia parmense – Lunario per l’anno bisestile 1872[17]: “La foglia si presenta mediocre, alquanto acuta con tre lobi poco distinti ed è dentata e seghettata nel bordo. La parte superiore ha colore verde intenso ed è liscia, quella inferiore è di colore verde erbaceo, glabra con picciolo mediocre e verdiccio. Il grappolo ha forma cilindrica e compatta con una lunghezza che non supera i 10 cm. Le sue bacche sono nere, opache e piccole, i semi sono solo 2 ed il suo sapore è dolce. Dà un vino secco limpido, poco colorato. Trova diffusione nel comune di Sala Baganza e zone limitrofe“[18].
Note
- Archivio di Stato di Parma, Raccolta Manoscritti ms.138; Il manoscritto è riportato anche in: Spaggiari Pier Luigi, Insegnamenti di agricoltura parmigiana del XVIII secolo, Parma, Artegrafica Silva, 1964; Medioli Masotti Paola, Lessico di un trattato parmigiano di agricoltura (fine XVIII inizio XIX sec.) in: “Archivio Storico per le province parmensi”, quarta serie, volume XXXI, 1979, Deputazione di Storia Patria per le province parmensi, Parma, 1980; Giorgini Paolo, Le varietà di uva presenti bei Ducati di Parma Piacenza e Guastalla dal 1771 al 1859, ricerca inedita, 2021, p. n. i.
- Id. f. 437.
- Peschieri Ilario, Dizionario Parmigiano – Italiano, vol. II, R-Z, Parma, 1828, p. 647.
- Peschieri Ilario; Dizionario Parmigiano – Italiano rifuso, corretto accresciuto, vol. II, Parma, Stamperia Carmignani, 1841, p. 1110.
- Stabilimento Orticola di Pietro Maserati a Piacenza, Supplimento, Piacenza, Antonio Del Majno, 1838.
- Malaspina Carlo, Vocabolario Parmigiano-Italiano, vol. IV, Parma, Tipografia Carmignani, 1859, p.356.
- Rapporto a sua eccellenza il Sig. Ministro dell’Interno sullo stato dell’Orto Agrario della R. Università di Bologna, Milano, Giovanni Silvestri, 1812.
- Gallesio Giorgio, I giornali dei viaggi, Firenze, Accademia dei Georgofili, 1995.
- Id. p, 322.
- Id. p. 330.
- Id, p, 353.
- Rovasenda Giuseppe, Saggio di una ampelografia universale, Torino, Tipografia Subalpina di Stefano Marino, 1877.
- Id. p. 37.
- Viala P., Vermorel V., Ampelographie, tome VII, Paris, Masson et C., 1909.
- Id. p. 57.
- Zannoni Mario, A tavola con Maria Luigia, Parma, Artegrafica Silva, 1991, p.146.
- I vitigni della provincia parmense. Lunario per l’anno bisestile 1872, Parma, Tipografia G. Ferrari e figli, 1872, in: Tintinnar di bicchieri, vini e vignaiuoli a Parma, a cura Parma, Gazzetta di Parma Editore, 2006, p. 118.
- Id.