Il catalogo di Pietro Maserati di Piacenza del 1838[1], presentava l’uva da vino Bordeau.
Interessante per quanto riguarda il vino Bordeaux (ed il vino Borgogna), riportare, l’andamento dei consumi di tali vini nel corso del tempo alla corte di Maria Luigia, tratto dall’opera di Mario Zannoni: A tavola con Maria Luigia[2].
Zannoni, precisa che i vini stranieri erano destinati alla corte di Maria Luigia, mentre i vini locali erano destinati ai dipendenti della casa ducale. I vini francesi dettavano legge, oltre allo champagne, era importante il consumo, di vini rossi quali Borgogna e Bordeaux. “Nel 1817 vennero consumate 1894 di Borgogna e 276 di Bordeaux. La situazione mutò però lentamente. Nel 1821 si bevvero 1553 bottiglie di Borgogna e 400 di Bordeaux. Nel 1828 rispettivamente: 1449 e 1113. L’evoluzione continuò sino quasi alla scomparsa del Borgogna dal desco ducale. Nel novembre 1843 in cantina esistevano 2152 bottiglie di Bordeaux e solo 70 di Borgogna. La corte di Parma aveva così seguito fedelmente l’andamento della moda francese che, all’inizio del secolo, preferiva il Borgogna perché ritenuto più solido e virile del più sofisticato Bordeaux”[3].
Il Lunario del 1872, riporta la descrizione del Bordò[4]: “La sua foglia è mediocre, a lobi regolari ben distinti da un incavo arrotondato così come arrotondato è il bordò della stessa, mucronato ed irregolare. La parte superiore è liscia, di colore verde intenso, opaca mentre, quella inferiore è di un bel verde erbaceo pubescente morbido al tatto. Il picciolo è corto e rossiccio. Il grappolo è mediocremente lasso, lungo circa 15 cm., subcilindrico, fatto di bacche nere, pruinose, opache, subsferiche. I semi sono presenti in numero di 2/3. Il sapore è dolce con fragranza particolare con vago sapore di tabacco, non grato, talché le sue bacche sono immuni dalle offese degli insetti. questo vitigno dà vino secco. brusco, di pregiata qualità[5]”.
Rovasenda[6] nel 1877, definiva il nome della varietà Bordeaux bianco (anche nero e rosso), in modo piuttosto perentorio: “Queste uve a nome generico sono al solito smerciate negli stabilimenti di secondo ordine. Ricevetti 14 uve col nome di Bordeaux o Bordelais“[7]. Nel 1909, Pierre Viala[8] citava il Bordeaux sinonimo di Corbeau[9], riportava inoltre: “Bordo nero – Cépage italien, seulament signalé au Jardin botanique de Naples et à celui de Gènes (?)“[10]; Rovasenda aggiungeva alti sinonimi quali: Bordò rosso[11], nero, sono altri nomi che creano confusione.
Note
- Stabilimento Orticola di Pietro Maserati a Piacenza, Piacenza, Antonio Del Majno, 1838.
- Zannoni Mario, A tavola con Maria Luigia, Parma, Artegrafica Silva, 1991.
- Id. p. 146.
- I vitigni della provincia parmense. Lunario per l’anno bisestile 1872, Parma, Tipografia G. Ferrari e figli, 1872 in: Tintinnar di bicchieri, vini e vignaiuoli a Parma, Parma, Gazzetta di Parma Editore, 2006, p.116.
- Id. p.118.
- Rovasenda Giuseppe, Saggio di una ampelografia universale, Torino, Tipografia Subalpina di Stefano Marino, 1877.
- Id. 37.
- Viala P., Vermorel V., Ampélographie, tome VII, Paris, Masson et C., 1909.
- Id. p. 57.
- Id. p. 57.
- Id.