Nel 1828 Ilario Peschieri, nel suo Dizionario Parmigiano-Italiano[1], definiva il termine moscà, come moscato, inteso nel senso di picchiettato, cioè di più colori, riportando il caso del cavallo moscà cioè il mantello bianco di un cavallo sparso di macchie nere a guisa di mosche.
Moscà era anche riferito a “Moscado s.m.per Moscadello “[2]. Nella edizione del 1841 dello stesso Dizionario[3], rifuso, corretto, accresciuto, Peschieri rimanda al termine Moscatèll[4].
Nel 1857, Carlo Malaspina, nel suo Vocabolario Parmigiano-Italiano[5], relativamente al termine dialettale moscà così si esprimeva: “Moscà s.m. Moscato. V. Moscàt e Moscatell”[6].
Anche se cronologicamente è oltre il termine finale della presente ricerca, riportiamo la definizione che Pariset [7]diede alla voce moscà: “Moscà. Moscadello. Aggiunto d’una sorta d’uva di sapore molto dolce. E anche: Nome di una sorta d’uva, detta così dal sapore che ha di moscado”[8]. In precedenza, nel 1875, lo stesso autore aveva definito moscà come moscato[9].
Non ho reperito in altri territori la voce dialettale moscà utilizzata con significato di uva o vino moscato o moscatello, ma piuttosto come nos moscà (noce moscata), ad esempio nel caso del dialetto piemontese[10] e pavese[11].
Mentre nei territori estensi esisteva una varietà di uva mosca (senza accento sulla a), citata da Francesco Pincetti nel 1752 nel suo Baccanale[12], un poemetto di 672 versi con le annotazioni di Nicolò Caula, riguardanti le varietà di viti citate nel baccanale stesso.
Nel verso 360 del Baccanale si può leggere: “Non il succo della Mosca (46)”[13]; nella nota 46 si riporta quanto segue: “Non il succo della Mosca (Caula scriveva Non il mosto della Mosca [nota dei curatori del libro si veda nota 12 della presente scheda]. Uva Mosca, rassomiglia alla Montanarina, non è però così saporita al gusto, ma più insipida. Ha su le grane molte picciole moschette nere; non è molto buona, ma è però sufficiente”[14].
Va detto che la Montanarina era un’uva piuttosto gustosa, tanto che Pincetti al riguardo declamava: “La gentil Montanarina / Sì gustosa / Saporosa / Ė l’onor d’una cantina”[15].
Caula annotava riguardo a tale varietà d’uva: “Montanarina è buona: ha grappolo mediocre, grani fitti e rotondi, né troppo grossi. Nel colore inclina al verduccio: soffre molt’acqua, ed è squisitissima al gusto”[16].
Note
- Peschieri, Ilario, Dizionario Parmigiano-Italiano, vol.1,Parma,1828,Blanchon.
- Id.p.328.
- Peschieri, Ilario, Dizionario Parmigiano-Italiano, vol.2,Parma,1841,Carmignani.
- Id.p.624.
- Malaspina, Carlo, Vocabolario Parmigiano-Italiano, volume secondo, Parma, 1857,Carmignani.
- Id.p.115.
- Pariset, Carlo, Vocabolario Parmigiano-Italiano, volume 2,Parma,1892,Ferrari e Pellegrini.
- Id.p.103.
- Pariset, Carlo, Piccolo dizionario parmigiano-italiano ad uso delle scuole e delle famiglie, Parma, 1875, Gio. Adorni e C.
- Zalli,Casimiro, Disionari piemontèis,italian,latin e fransèis, volum second, Carmagnola, 1815, Peder Barbiè, p. 92.
- Gambini, Carlo, Vocabolario Pavese-Italiano, Milano-Pavia,1879,Agnelli-Successori Bizzoni,p.147.
- Il Baccanale di Francesco Pincetti, le note di Nicolò Caula e quelle dei due curatori, in : Montanari, Gian Carlo, Malavasi Pignatto Morano, Luigi, Uve modenesi tra XVIII e XIX secolo, Modena, 2018,Il Fiorino,pp.91-136
- Id.p.107
- Id.p.129
- Id.p.182
- Id.