Cronologia del vino nel Parmense
IX sec. a.C.
VII sec. a.C.
Gli Etruschi introducono presso i Golasecchiani della pianura padana, il consumo di vino.
III sec. a.C.
183 a.C.
II sec. a. C. fine - fine I a.C.
Il ritrovamento in Val Taro a Riccò, di fornaci per la fabbricazione di contenitori da vino (doli e anfore), testimoniano come già pochi decenni dopo la fondazione della colonia di Parma, sono stati impiantati estesi vigneti nelle colline parmensi.
I sec. a. C. - I sec. d.C.
Non lontano da Riccò, a Roncolungo di Sivizzano, è attiva una stazione di posta (mansio) lungo la strada che collega le colonie di Parma e Luni, dotata di impianti per la pigiatura dell’uva e di un’ampia cella in cui si compie il processo di fermentazione. La viticoltura è ampiamente diffusa nelle colline parmensi.
I sec. d.C.
Siamo informati sulle tecniche viti-vinicole dei Romani soprattutto dagli scrittori di agricoltura, ma anche da enciclopedisti e poeti. Plinio il Vecchio dedica al vino il XIV libro della Naturalis Historia.
313 d.C.
Con la diffusione del Cristianesimo, soprattutto dopo l’editto di Costantino, il vino e il pane (simboli del corpo e del sangue di Cristo) divengono elementi fondamentali delle celebrazioni liturgiche.
IX sec. d.C.
La coltivazione della vite, dopo una riduzione registrata durante le invasioni barbariche, legata com’era al culto cristiano, si diffuse progressivamente con l’attività monastica e il vino divenne la bevanda principe in tutta Italia.
877
921
924
929
987
Giovanni (X sec.-992), primo Abate del Convento di San Giovanni ricevuto in dono un piccolo fiasco di vino, volle dividerlo fra tutti i suoi confratelli riuniti in refettorio; così lo benedisse, ne prese per sé e lo fece circolare: bevvero con lui quindici monaci, e il fiaschetto restò sempre pieno, come se nessuno lo avesse toccato. La scena viene raffigurata in un dipinto del bolognese Emilio Taruffi (1633-1696) del 1674, ancor oggi visibile sull’altare a lui dedicato nella chiesa di San Giovanni Evangelista.
1015
1187
Un elenco delle proprietà del monastero di San Paolo di Parma descrive “domibus, vineis, ortis, molendinis, acquisductibus” – case, vigne, orti, mulini, canali – in tutto il Parmense.
Certo “Rodulfus de Coliculo” e altri prendono in affitto alcune terre del monastero di San Paolo e si obbligano a piantare una vigna entro il giorno di San Michele, (29 settembre) e a versare ogni anno metà dei vini prodotti alle monache.
1200
Gli Statuti del Comune di Parma regolano le attività delle varie corporazioni di arti e mestieri. La Corporazione dei “brentatori di vino” – cioè i facchini che lo trasportavano con la “brenta”, un recipiente di legno da portare a spalla – in Parma ha sede nella chiesa di San Pietro “presso la piazza nuova”. Gli stessi brentatori, utilizzando i medesimi recipienti a spalla, hanno l’incarico di portare l’acqua per lo spegnimento delle fiamme in caso di incendio.
1255
Gli Statuti del Comune di Parma, assegnano a ciascuno dei quattro quartieri cittadini un ‘Podestà delle vigne’ coadiuvato da aiutanti per la custodia delle vigne presenti in città contro i furti e i danni degli animali.
1255 – Gli Statuti comunali di Parma prevedono che i ladri di uva vengano esposti per un giorno intero sulla piazza, alla berlina, legati ad una colonna con appesa al collo la refurtiva.
1259
1265
Il monastero della Religione Vecchia possiede vigne a Monticelli e Montechiarugolo.
1281, ante
1295
XV sec.
1415
1420
L’organista della Cattedrale di Parma, viene pagato annualmente con “otto staia di frumento, un suino di pesi sei, due staia di noci, un staio di buona fava, sei misure di vino [450 litri circa] e quattro carri di legna”.
1426
Nel contratto del Comune di Parma con gli appaltatori del dazio vengono citati i vini forestieri commercializzati a quell’epoca in città: “Malvasia, Vernacias, Ribollas, vina recentia [vino novello], Martiatum, vinum de Romania verum et sufosticatum [Sangiovese di Romagna vero o presunto], Vinum Marchiae [delle Marche] et alia vina forensia”.
1433
Il conte Francesco Sforza, genero del duca Filippo Maria Visconti, in visita a Parma riceve in dono dal Comune “una misura di vino” e “confezioni”, cioè dolci.
1437
Niccolò Piccinino, luogotenente del Duca di Milano, porta in città le proprie vettovaglie, tra le quali 200 misure di vino esenti dal dazio.
1463
1516
1558
La contessa Eleonora Rangoni, sposa di Troilo Rossi, invia da Segalara due preziosi cesti di uva Termarina (rara varietà senza semi) alla cognata Lucrezia, moglie di Camillo Rossi, conte di Corniglio.
1567
1593, 27 settembre
1676, 22 giugno
1687
1695
1697
1710
In occasione della visita pastorale del vescovo Camillo Marazzani, a San Martino Sinzano è ricordato un Oratorio della Madonna della Vite.
1726
1749
1754
1767
1769
1773
1790 ca.
1803
Méderic Moreau de Saint-Méry (1750-1819), Governatore del Dipartimento del Taro in epoca napoleonica, nel maggio, tra le spese “riguardanti li Uffizi di bocca, cioè cucina, cantina e canditeria” documentate dalle carte dell’Archivio di Stato, autorizzò il pagamento: “in provvista di otto brente di vino [oltre 570 litri, una bella scorta davvero!]: 360 lire”.
1814
I soldati dell’esercito napoleonico in transito, per far legna da ardere, nei poderi intorno a Fontevivo non solo abbattono numerosi alberi secolari, ma requisiscono persino “ammanecchie senza numero”, cioè i pali di sostegno per le viti.
1817
La provenienza dei vini serviti alla Corte della duchessa Maria Luigia (1791-1847) in base alla documentazione d’archivio era divisa tra Parma, Piacenza, Farini d’Olmo’ (Pc), Felino, Sala e Nocetolo. “Nel 1819 il grosso proveniva da fornitori del parmense, ma si effettuò anche un acquisto a Correggio (ducato di Modena) di uva rossa pari al 9% del totale.”
1825
1835
1840
1858
I quattro osti di Zibello e i due di Pieveottoville smerciavano annualmente un totale di 17.226 litri di vino.
1860
1861
1870
1876
1880 ca.
1890 ca.
1895
1906
1907, 4 giugno
1927
Galileo Chini (1873-1956), pittore, ceramista e scenografo di origine toscana, a Salsomaggiore tra il 1920 ed il 1929 per la decorazione delle Terme Berzieri, è l’autore di un ciclo di dipinti murali, dedicato al vino e al buon cibo della terra parmense nella taverna sotterranea di Villa Fonio.